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Da una città globale ad una villa inclusiva – convegno AISU 2019

Dall’11 al 14 settembre a Bologna abbiamo partecipato al IX congresso internazionale dell’AISU (Associazione Italiana di Storia Urbana), intitolato La città globale – la condizione umana come fenomeno pervasivo (qui il programma completo).

Nel corso dei 4 giorni circa 500 relatori provenienti da oltre 100 atenei da tutto il mondo si sono confrontati sul tema della città, suddivisi in 7 diverse macroaree. In una di queste, intitolata “Città aperte/Città chiuse. Istituzioni, politiche, competizione, diritti”, e all’interno della sessione “Il governo della città. Modernizzazione, sviluppo e visione del futuro”, ci è stato dato spazio per presentare un’idea di rigenerazione della città che parte dall’inclusione sociale.

La presentazione, che propone il tema di studio del progetto di dottorato di ricerca in educazione e discipline umanistiche e artistiche che sto sviluppando con l’Universidad de Castilla-La Mancha, valuta il potenziale del patrimonio monumentale del nostro Paese “considerato, culturalmente parlando, il più influente al mondo”, per immaginare degli interventi di riqualificazione degli ambienti storici attraverso attività inclusive, che permettano agli ultimi e agli esclusi di vivere quotidianità inclusive in ambienti di grande bellezza.
Dopo aver presentato i macrocasi di Venezia (che sta riducendo in maniera drammatica i propri abitanti del centro storico) e di Barcellona (che pur affollata di turismo ha trasformato la propria quotidianità in modo “smart”, al servizio virtuoso degli abitanti) si è introdotto il microcaso di Villa Angaran San Giuseppe, come esempio di bene monumentale dimenticato restituito alla città di Bassano, grazie alla valorizzazione degli emarginati sociali, in un progetto di grande contaminazione con la vita urbana quotidiana (qui potete trovare il testo dell’intervento).

L’esposizione, sicuramente meno colta e formale di gran parte degli eccellenti elaborati proposti, ha incontrato la curiosità dei partecipanti, e il dibattito successivo ha posto l’attenzione tema della governance e della co-progettazione.

Il medesimo tema si è riproposto nella tavola rotonda del pomeriggio, ove Elena Svalduz (Università di Padova) ha magistralmente coordinato la discussione con Francesca Merloni (Poetessa e Ambasciatrice Unesco per le città creative) e Luca Mocarelli (Università degli studi di Milano – Bicocca). In tale confronto, intitolato “le città creative”, si è sviscerato il tema della partecipazione, della separazione tra elite e investitori, del valore della diversità nella città. Perché, come riporta lo scritto introduttivo al convegno, “la diversità è anche fondamento di valori e bellezza”.

L’esperienza positiva di Bologna ci spinge a continuare la nostra opera di narrazione, oltre che di realizzazione, di questa visione di comunità che si basa sulla bellezza della diversità, che ha confini aperti a tutti: “anche, e soprattutto, a coloro che sono reciprocamente estranei o che estranei vogliono rimanere”.

Tommaso

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