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#muraless

Ciao,

mi chiamo Feruz, ho 16 anni e frequento il terzo anno dell’istituto Remondini.

Oggi, 28 marzo, comincio la mia attività di alternanza scuola-lavoro presso la Cooperativa Adelante, affiancando gli operatori nelle attività di peer education e collaborando con l’ufficio di coordinamento di Villa Angaran San Giuseppe, in particolare nell’ambito dello Story telling. Inizio accompagnando Tommaso all’assemblea di istituto del liceo Da Ponte,   introducendo a due gruppi di ragazzi il discorso dei “mura-less”; questo gioco di parole che sta a significare sia i graffiti e sia un mondo senza muri.

I ragazzi del Da Ponte oggi assistono allo spettacolo teatrale “il Muro” (di Marco Cortesi e Mara Moschini) che narra le storie di quattro persone che, ai tempi della Germania Est e Germania Ovest, hanno cercato di superare il muro, non sempre con un lieto fine. I ragazzi hanno espresso le loro opinioni a riguardo e secondo me hanno veramente compreso cosa implica avere un muro di fronte. Io e Tommaso abbiamo incontrato due gruppi di studenti (un gruppo del triennio e un gruppo del biennio) proponendo alcune riflessioni sui muri.

Tommaso ha cominciato con la Muraglia Cinese chiedendo ai ragazzi che cosa avesse di speciale questo muro e alcuni hanno risposto che si dice che si veda dallo spazio (anche se in realtà è un falso mito) o il fatto che segua le forme delle colline. In realtà alla fine Tommaso ha mostrato come quel muro storico stia cadendo a pezzi e quanto (nonostante la sua fama) sia privo di grande funzione e bellezza.

Subito dopo Tommaso ha chiesto chi sapesse dove si trovasse The Walled Off Hotel e chi avesse deciso di aprire l’hotel “con la vista più brutta al mondo”; un ragazzo ha indovinato il nome di Banksy, che nel 2017 ha inaugurato questo hotel a Betlemme.

Di Banksy leggiamo il comunicato stampa relativo alla sua esperienza in Palestina e Gerusalemme dove ci sono grandi diseguaglianze a distanza di cinquecento metri: “Nel mio primo viaggio in Palestina sono arrivato di notte e mi hanno portato subito dietro il muro. E quindi ho immaginato che la povertà, gli asini, la mancanza d’acqua e i blackout elettrici fossero un elemento della vita quotidiana in questa parte di mondo. Sono rimasto sconvolto quando, una settimana dopo, ho superato un posto di blocco e sono entrato in Israele dove, ad appena cinquecento metri, scintillavano dei ricchi centri commerciali, con rotonde piene di palme e suvnuovi di zecca dappertutto. Vedere le diseguaglianze tra le due parti è stato scioccante, poiché era chiaro che questa disparità era totalmente evitabile”.

Abbiamo poi visto altri due murales di Banksy in Palestina: uno con la colomba, simbolo della pace, con un giubbotto antiproiettile e un mirino puntato addosso e un altro con una bambina che usa dei palloncini ad elio per superare il muro.

Parlando di muri, abbiamo affrontato anche il muro più discusso di quest’anno: quello che il presidente americano Donald Trump vuole costruire nel confine tra Messico e Stati Uniti; i ragazzi hanno captato subito il messaggio di un murales, realizzato proprio in Palestina, in cui Trump pensa “ti costruirà un fratello”.

Dunque Tommaso è passato al Messico, presentando Blu, un artista italiano dall’identità sconosciuta, che ha realizzato un murales dove sono rappresentati soldi, cocaina e sangue a formare la bandiera messicana, con attorno un esercito. Blu non fa solo graffiti statici ma anche dinamici come quelli del video “Muto – a walled painted animation” del 2008 realizzato a Buenos Aires. Nel lavoro di Blu si coprono altri graffiti già presenti e i ragazzi hanno discusso se fosse giusto o meno. Alcuni dicevano che era giusto perché magari i disegni di Blu erano più belli di quelli già presenti mentre altri dicevano che non era giusto perché la bellezza di un disegno qualche volta è soggettiva, ed è prepotenza cancellare il lavoro di altri. Poi sono sorte altre teorie sul significato del video “Muto”, per certi era inquietante per altri rappresentava la fine del mondo ecc.

Tommaso prosegue il discorso parlando della streetart che nasce come segno di protesta e che dovrebbe essere a disposizione di tutti; recentemente, invece, succede che alcuni privati tolgono queste opere dalla strada e le mettono in esposizione nei musei, dove l’ingresso è a pagamento e l’opera non più disponibile a tutti. A tal riguardo proprio Blu ha protestato in modo molto forte, quando ha saputo che un suo lavoro a Bologna nel 2016 stava per essere messo in un museo: egli si è presentato con della vernice grigia e ha coperto tutti i suoi murales di Bologna!

Siamo quindi arrivati a ragionare se si potessero salvaguardare dei murales, facendoli rimanere a disposizione di tutti, e Tommaso ha presentato il progetto della “East Side Gallery”, che è la più grande galleria di street art al mondo, all’aperto, gratuita e realizzata proprio sul muro più famoso al mondo: Il Muro di Berlino. Tommaso chiede se è giusto che qualcuno vada a fare graffiti sopra le opere del muro di Berlino e la maggior parte risponde che non è giusto perché si andrebbe a rovinare un pezzo di storia e infatti gli artisti di fama mondiale, autori di quelle opere, sono stati richiamati a rinnovare i murales perché magari qualcuno ci aveva scritto sopra qualcosa.

Ci siamo poi soffermati su un murales della East Side Gallery, realizzato da Dmitri Vrubel nel 1990, in cui sono raffigurati il Presidente della Germania Est Erich Honecker e quello dell’Unione Sovietica Leonid Brezhnev che si danno un bacio fraterno (scena realmente accaduta), con sotto scritto “Dio mio. Aiutami a sopravvivere a questo bacio della morte”.

Questo murales è diventato così significativo nel mondo della street art che è stato replicato nella versione italiana, dopo il contratto di governo del 2018, con il bacio tra Di Maio e Salvini, realizzato a Roma dall’artista Tv Boy. Tale murales è stato cancellato subito.

E a Bassano? A Bassano il Rame Project ha chiamato artisti di fama internazionale per realizzare alcuni lavori, tra cui questo magnifico murales vicino alla ferrovia che prima era solo un muro grigio e abbastanza triste.

Quando si parla di muri, si parla anche di muri sociali che separano le persone, ad esempio, in base alla loro cultura o alle loro condizioni fisiche o personali. In questo senso presentiamo il progetto di Villa Angaran San Giuseppe, che è un edificio bassanese formato da “muri” storici con più di 400 anni, ma che oggi si apre per essere a disposizione di tutti.

L’ultima domanda che Tommaso pone è: da che muri partire?

Da quanto è emerso, i ragazzi vorrebbero abbattere le maschere e i pregiudizi che, molte volte, sono collegati ai social network e, dal momento che sono d’accordo, mi ha colpito come Villa Angaran San Giuseppe sia riuscita ad abbattere questo muro creando questo spazio aperto e dando a tutti l’opportunità di attraversare il “muro” della Villa qualvolta ne abbia voglia.

Concludo col dire che la Villa è quel mucchio di palloncini ad elio che ci servono per superare questi muri sociali per un mondo mura-less.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Feruz



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