fbpx

Un parco che fa la differenza: la storia di Gioele

Se c’è un ricordo, un unico ricordo positivo che mi lascerà questo tragico periodo e che porterò sempre nel cuore è l’accoglienza ricevuta da Villa Angaran San Giuseppe, che è stata la mia ancora di salvezza.

Il mio bimbo, Gioele, due anni, ha un cromosoma in più ed è ipotonico.

Ha iniziato a camminare da poco, ma ancora non si sente sicuro nel lasciare un appoggio e muoversi da solo. In tempi “normali”, frequenterebbe il nido (il fantastico nido comunale di via Rivana che tanto l’ha aiutato in termini di stimoli e relazioni), la piscina, seguirebbe un percorso di fisioterapia e psicomotricità settimanale e di logopedia.

Con l’inizio della pandemia da Coronavirus e il confinamento tra le pareti di casa, annullata tutta la sua quotidianità, da un giorno all’altro la nostra piccola mansarda, che tanto adoriamo, non avendo terrazze e giardino si è trasformata in una gabbia. Chiusi anche tutti i parchi, il lungo fiume sotto casa e le zone verdi circostanti, pur avendo per lui un permesso speciale per uscire ed aiutarlo a non perdere i progressi fatti finora, non sapevamo dove andare.

È bastata una telefonata.

Silvia da subito ci ha risposto che per noi le porte del giardino della Villa sarebbero rimaste aperte, che non avremo dovuto sentirci a disagio perché avrebbe messo il personale al corrente della nostra situazione, e che saremmo potuti andare in qualsiasi momento.

Mi è sembrato di aver vinto alla lotteria, di non aver avuto mai ricchezza più grande: sapete cosa vuol dire per il mio bimbo, in questi mesi, aver avuto a disposizione un posto come il giardino sensoriale riservato alle famiglie, un luogo appartato dagli sguardi inquisitori, un piccolo paradiso dove si sentono solo il canto degli uccelli e il fruscio delle acque del fiume, e dove a volte fanno capolino pure gli scoiattoli, un percorso “vivo” nella natura dove sentirsi libero di sperimentare il suo equilibrio giocando tra un tronco e l’altro, appoggiare i piedini su terreni di diversa consistenza, annusare i fiori, giocare con i soffioni e assaggiare ogni tanto un po’ d’erba (e, ahimè, a volte anche un po’ di terra)?

Vuol dire stimoli, miglioramento dell’attenzione e della coordinazione. Vuol dire sentirsi protetti. Vuol dire serenità e pace anche in questo triste momento.

Vuol dire, insomma, una fortuna immensa per la quale sarò sempre grata.

Elena Ferrarese

(Marco Sartori Photo)

 



My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.